DIAMOCI PACE

 


Telmo Pievani - evoluzionista e filosofo della scienza - chiede (e io con lui): “Nella specie umana si verifica un fenomeno che non ha eguali in natura. Due individui maschi della stessa specie, con lo stesso corpo da mammiferi bipedi di grossa taglia, con lo stesso tipo di cervello, possono diventare uno san Francesco d’Assisi e l’altro Adolf Hitler. Come possiamo spiegare una tanto radicale differenza di comportamenti?” Che domanda! Insomma: l’uomo è per sua natura buono o cattivo? In uno stato di natura l’essere umano collabora o compete? Mica vorrete che risponda io vero? Filosofi, storici, letterati, poeti, psicanalisti, antropologi e scienziati si arrovellano su questa domanda da secoli. Chi ha dalla sua parte un credo a cui appellarsi è fortunato: beati voi che vedete la scintilla divina benefica nell’uomo, e percepite il male come deviazione della natura umana! E chi non ce l’ha? Beh, nel nostro caso la cosa si fa difficile, e interessante. Mi stuzzica l’idea di scendere nella concretezza delle neuroscienze e della psicologia evoluzionista. Torniamo quindi a Pievani, che risponde così alla sua domanda su “come è possibile?”: “In due modi, che non si escludono a vicenda. La prima ipotesi è che in Homo sapiens gli istinti abbiano perso gran parte della loro cogenza: non ci comandano più come burattini. A parità di biologia, le scelte che un individuo fa sono dettate molto più dalla storia personale, dalle esperienze e dai traumi vissuti, dalle influenze familiari e sociali, o semplicemente dalle unicità del singolo. (…) La seconda ipotesi è che la nostra stessa storia evolutiva sia ambivalente e che dunque sia inutile chiedersi se siamo buoni o cattivi «per natura». Siamo entrambe le cose, un impasto variabile di bene e di male (…)”.

Ma infatti: cosa ce lo domandiamo a fare? Non converrebbe piuttosto farci due domandine su come siamo finiti al punto buio in cui siamo adesso? Ma no via... Al bando le domande difficili. Proviamo piuttosto a tirarci su il morale!!! Partiamo da noi, Homo sapiens: siamo comparsi sulla terra circa 200.000 anni fa. È tanto? È poco? Beh, si stima che la terra abbia 4,54 miliardi di anni e che le piante – così per dire – sono sulla terra da 450 milioni di anni. Quindi è poco, molto poco. Siamo una specie in fasce, e già abbiamo fatto più danni della grandine: siamo arrivati l’altro ieri e – per come stanno andando le cose – ci estingueremo a tempo record, pare. Ma ecco la prima ottima notizia: ATTENZIONE, ATTENZIONE, il pianeta Terra ci sopravviverà! Tutto il nostro inquinamento, livore, battaglie, soldi, satelliti, pene d’amore, tasse (!!!), ma anche libri, dipinti, insomma, il bello (purtroppo) e il brutto (menomale) di noi… puff! In un battito di ciglia tutto non ci sarà più: la materia che compone noi e le cose che creiamo sarà di nuovo messa in circolo in una manciata di millenni per contribuire alla formazione e alla trasformazione di quel macrorganismo che noi chiamiamo mondo. Ma non è bellissimo??? Pensiamoci bene: io ho 46 anni, è altamente probabile che tra 50 anni sarò morta. Il punto è che, con me, a quel punto se ne saranno già andati Donald, Elon, Benjamin, Giorgia, Matteo, Viktor, Vladimir… davvero devo continuare? In occidente siamo cresciuti con l’assunto tutto cristiano (e parlo di cultura, non di religione) che gli esseri umani siano esseri superiori (scelti da un dio) in grado di governare sugli altri esseri viventi, messi lì sulla terra per essere addomesticata, a nostro uso e consumo. Ma per molte culture non cristiane, e per il mondo scientifico, la natura – e quindi anche l’essere umano – semplicemente “è”. Non siamo né bene né male, siamo violenti o benefici a seconda delle occasioni, ma siamo sempre e comunque parte del cosmo. E quindi nasciamo, invecchiamo, moriamo. Evviva! Ma non è tutto molto liberatorio??? Ma come no?! Possiamo accantonare inadeguatezza, sensi di colpa, responsabilità… E qui cascò il ciuco: possiamo sentirci alleggeriti dalla consapevolezza della transitorietà delle nostre misere vite ma non ci basta, perché noi, TUTTI, non vogliamo campare e basta, ma campare BENE e se usiamo male il poco tempo che ci è concesso di vivere la peggio vita è la nostra, sempre. L’inghippo vero è che siamo animali sociali, e che l’aritmetica per l’uomo non vale: il due è il contrario di uno. Riconosciamo il nostro io solo di fronte ad un altro simile. E mai siamo felici da soli. Mai. Diamoci pace: capiamolo una buona volta e agiamo di conseguenza, ecchediamine!!!



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